La fibromialgia, o sindrome fibromialgica, è una malattia cronica caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico diffuso, con eziologia sconosciuta, associato a diversi sintomi e manifestazioni cliniche quali disturbi del sonno, alterazioni cognitive, astenia e ansia. Viene definita come “sindrome da dolore centrale, caratterizzata dalla disfunzione dei circuiti nervosi preposti alla percezione, trasmissione e processazione delle afferenze nocicettive, con manifestazione prevalente del dolore a livello dell’apparato muscoloscheletrico”.
Il sintomo principale è il dolore diffuso e viene descritto come una sensazione intensa di bruciore o formicolio.
Tale sintomatologia è accompagnata dalla presenza di aree di elettiva dolorabilità alla digitopressione, definite tender points (TPs), localizzate in corrispondenza di alcune inserzioni tendinee o nei ventri muscolari stessi.
Il dolore è variabile, con cambiamenti riguardo alla localizzazione e intensità nel tempo. Spesso è accompagnato da molteplici sintomi come affaticamento, rigidità, disturbi del sonno, problemi di memoria, alterazioni del tono dell’umore.
Il disturbo può comparire in modo graduale e aggravarsi con il passare del tempo, oppure può comparire dopo un evento scatenante come un trauma fisico, un’infezione o uno stress psicologico.
Dopo l’osteoartrosi è la seconda patologia reumatica più comune. La prevalenza va dal 2 all’8% della popolazione e aumenta con l’aumentare dell’età. Può svilupparsi a qualsiasi età e colpisce più spesso le donne in età adulta con un rapporto F:M = 2:1.
Le cause esatte dell’insorgenza della fibromialgia non sono note. Si ritiene che sia un insieme di fattori a portare alla comparsa dei suoi sintomi, inclusi fattori genetici, infettivi (alcuni tipi di infezioni da Epstein-Barr virus, malattia di Lyme, febbre Q ed epatite virale), ormonali (sembra compromessa specialmente l’attività serotoninergica-noradrenergica), traumi fisici (in particolare con coinvolgimento della colonna vertebrale) e psicologici (traumi d’infanzia, abusi, sindrome da stress post traumatico). L’ipotesi più accreditata è che a essere compromesso sia il modo in cui il cervello processa il dolore. In particolare, in chi soffre di fibromialgia la soglia del dolore sarebbe più bassa della norma a causa di un aumento della sensibilità cerebrale agli stimoli dolorosi (sensibilizzazione centrale) con conseguente ridotta capacità individuale di tolleranza agli stress ambientali.
I pazienti fibromialgici hanno una probabilità dalle 2 alle 7 volte maggiore di avere una o più delle seguenti condizioni di comorbidità: cefalea, dismenorrea, disturbi temporo-mandibolari, lupus eritematoso sistemico e artrite reumatoide; altri disturbi definiti “funzionali” come depressione, ansia, attacchi di panico, fatica cronica, sindrome del colon irritabile, endometriosi, cistite interstiziale, sindrome dell’uretra irritabile e altre sindromi dolorose regionali come lombalgia o cervicalgia.
I fattori di rischio parzialmente modificabili per lo sviluppo della fibromialgia sono: sonno poco riposante, obesità, inattività, bassa soddisfazione legata al lavoro e qualità di vita.
DIAGNOSI
La diagnosi di sindrome fibromialgica rimane essenzialmente clinica in quanto non è attualmente disponibile un biomarcatore diagnostico, specialmente nelle fasi precoci della malattia. Un’anamnesi e un esame obiettivo completi sono obbligatori nella valutazione di un paziente con dolore cronico diffuso, al fine di confermare la diagnosi o identificare altre condizioni con presentazione clinica simile. Eventuali accertamenti di laboratorio e strumentali devono essere adeguati al singolo caso e possono aiutare successivamente lo specialista a confermare o smentire il sospetto diagnostico.
Gli ultimi criteri dell’American College of Rheumatology (ACR), nella revisione del 2016, hanno abbandonato la valutazione dei tender points (punti dolenti), che era alla base dei criteri ACR del 1990, e hanno definito la fibromialgia come una sindrome polisintomatica, considerando fondamentale la presenza dei sintomi accessori (disturbi del sonno, affaticamento e disfunzione cognitiva).
Successivamente, i criteri diagnostici ACTTION-APS pubblicati nel 2018 hanno sottolineato l’importanza del concetto di dolore diffuso e hanno creato i “core diagnostic criteria” per la fibromialgia, che sono il dolore generalizzato, la stanchezza cronica e i disturbi del sonno.
CRITERI DIAGNOSTICI 2016
Esclusivamente basati sui sintomi clinici, non richiedono la conta dei tender points |
• Indice del dolore diffuso (WPI ≥7) e scala di severità dei sintomi (SS ≥9)
• Dolore generalizzato, presente in almeno 4 delle 5 aree definite topograficamente • I sintomi devono essere generalmente presenti da almeno 3 mesi |
AREE DEL DOLORE CRONICO DIFFUSO | |
Area superiore sinistra | Mascella sinistra – Cingolo scapolare sinistro – Braccio sinistro – Avambraccio sinistro |
Area superiore destra | Mascella destra – Cingolo scapolare destro – Braccio destro – Avambraccio destro |
Area inferiore sinistra | Anca sinistra – Coscia sinistra – Gamba sinistra |
Area inferiore destra | Anca destra – Coscia destra – Gamba destra |
Area assiale | Collo – Rachide superiore – Rachide inferiore – Torace – Addome |
Il dolore è tipicamente diffuso, multifocale, profondo, bruciante, è spesso migrante e aumenta e diminuisce.
Fattori cognitivi quali alti livelli di ansia, catastrofizzazione o paura che il movimento peggiori i sintomi sono fattori prognostici negativi e rendono più complesso l’iter terapeutico. La prognosi è migliore se il paziente è giovane.
TRATTAMENTO
Non esiste una cura definitiva per la fibromialgia e attualmente si consiglia un approccio multimodale per ottenere i migliori risultati.
Gli obiettivi del trattamento sono la riduzione della sintomatologia dolorosa, il miglioramento dello stato fisico generale e della qualità del sonno. Anche se non esiste una vera cura per questa patologia, sia i farmaci, sia un approccio mirato al rilassamento e alla riduzione dello stress possono aiutare ad alleviare i sintomi.
L’educazione del paziente è fondamentale, fornendo informazioni riguardanti la sua condizione patologica e le proposte di trattamento. Nella gestione della problematica si dovrebbe preferire un approccio graduale, ai fini di migliorare la salute psichica e fisica del paziente e la sua qualità di vita. Concordare con il paziente il programma terapeutico potrebbe migliorare l’effetto delle terapie proposte.
Solitamente vengono prescritti farmaci antidolorifici e antinfiammatori. Farmaci analgesici centrali possono essere somministrati in caso di dolore severo o disturbi del sonno: gli antidepressivi triciclici, gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e altri farmaci ad azione miorilassante possono contribuire al miglioramento della sintomatologia. Questi farmaci sono principalmente indicati per il trattamento della depressione, per il paziente fibromialgico vengono prescritti a bassi dosaggi. La loro somministrazione dovrebbe comunque tenere conto di eventuali effetti avversi, limitandone il più possibile l’utilizzo.
L’esercizio fisico è fortemente raccomandato, utile nella riduzione del dolore e delle disabilità. L’attività aerobica è la tipologia di esercizio più riportata in letteratura, ma anche l’esercizio di rinforzo sembra avere degli effetti positivi nella gestione della sintomatologia.
Le terapie fisiche più indicate per ridurre la sintomatologia dolorosa sono le TENS e la LIMFA; quest’ultima utilizza campi magnetici a bassa frequenza e in un recente studio ha dato ottimi risultati nella riduzione del dolore nel breve e nel medio termine, nonché migliorando lo status di rilassamento generale, con un programma di 18 sedute da sviluppare in circa 2 mesi).
Sono utili anche terapie complementari e alternative quali trattamento dei trigger point, trattamento miofasciale, idrochinesiterapia, tai chi, yoga, agopuntura e mindfullness.qh
Le componenti psicologiche associate possono essere trattate attraverso la terapia cognitivo-comportamentale, soprattutto in pazienti con cambiamenti di umore e scarse strategie adattive.
Redatto da Elisa Bettella